Nuove ricchezze, nuove povertà

di 

Daniela Troina Magrì

 

Da "Il WEB per la cultura" a "La cultura per il WEB"

       

Capita alle persone veramente sapienti quello che capita alle spighe di grano: si levano e alzano la testa dritta e fiera finché sono vuote, ma quando sono piene di chicchi cominciano a umiliarsi.

Michel De Montaigne 

 

Sono molto lieta di condividere questa giornata con donne di cultura, donne di informatica, donne manager, e portare la mia testimonianza di donna, di appassionata d’arte e di ingegnere che lavora da più di 30 anni nell’informatica.

Quando nel 2003 il Ministero Beni Culturali organizzò la prima tavola rotonda dal titolo il Web per la cultura ricordo che nella veste di responsabile della divisione IBM che gestiva il Business con le pubbliche amministrazioni del Sud Europa parlai del contributo che l’informatica aveva cominciato a dare per consentire la fruizione del patrimonio culturale e presentai i principali progetti realizzati da IBM nel settore: i primi musei virtuali, la catalogazione del patrimonio e gli strumenti tecnologicamente più avanzati per lo studio delle opere d’arte. L’attenzione era allora soprattutto concentrata su strumenti e contenuti e su come la tecnologia potesse essere di supporto alla Cultura.

Il processo di informatizzazione del Ministero sopratutto nell’area del Web ha fatto oggi dei passi da gigante grazie alla capacità della Dott.ssa Rossella Caffo, che ringrazio in modo particolare per la sua ospitalità oggi, e del suo staff, perché con tenacia e competenza, superando difficoltà e ostacoli di tutti i tipi, ha saputo ideare e realizzare progetti di informatizzazione della cultura che costituiscono un riferimento nazionale e internazionale, sia per quanto riguarda i processi di standardizzazione e organizzazione sia per i servizi offerti. I progetti di cui si parla in questa giornata incluso Michael, Minerva a Culturaitalia ne sono un’ampia testimonianza.

Ho sempre pensato che il sistema cultura potesse essere, in particolare per l’Italia, uno straordinario motore di sviluppo, per la sua capacità di incidere nei tre diversi aspetti: culturali, economici e sociali (dallo sviluppo della conoscenza, all’incidenza sulle attività produttive, sul turismo e sul conseguente sviluppo del territorio, al ruolo sociale non solo per i risvolti occupazionali ma anche e soprattutto per la promozione di una migliore qualità della vita derivante da più mature relazioni umane e da una libera convivenza civile).

Oggi vedo prospettarsi un’ulteriore sfida che vorrei fosse oggetto per noi tutti di riflessione e di urgente intervento: vincere le nuove forme di povertà ed esclusione sociale che colpiscono in particolare le fasce più giovani della popolazione e che rischiano di compromettere il progresso del mondo occidentale. Non è povertà intesa come mancanza di mezzi materiali, anzi forse deriva proprio dall’eccesso di mezzi materiali.

Io credo che sia necessaria una presa di coscienza più profonda da parte nostra su due fenomeni rilevanti: da una parte osserviamo un cambiamento delle abilità cognitive indotto dalla rapida diffusione delle tecnologie, dall’altra siamo di fronte ad una vera e propria trasformazione antropologica come ci insegnano gli esperti in materia primo fra tutti il professor Sebastiano Bagnara.

Le tecnologie dell'informazione e della comunicazione di più largo uso fra i ragazzi (videogiochi, cellulari, web) stanno esaltando nelle nuove generazioni alcune importanti capacità cognitive: pensare per immagini, pensare in parallelo, reagire all’inaspettato Non si tratta di abilità del tutto nuove, piuttosto di facoltà prima disponibili ma non pienamente utilizzate. Per converso ne sono venute meno altre in primis la capacità di riflessione e quella linguistica, altrettanto cruciali per affrontare in piena libertà la vita. E’ allora necessario impegnarsi per uno sviluppo bilanciato delle diverse abilità cognitive.

 

Ma c’è di più, siamo di fronte ad una vera e propria trasformazione antropologica, le persone non sono più uguali a quelle che eravamo abituati a conoscere. Nel mondo occidentale siamo di fronte a una fascia di popolazione che da diversi anni a questa parte non ha più problemi di soddisfare bisogni ma solo desideri. Questa fascia di popolazione, caratterizzata dalla ricerca continua della soddisfazione di desideri, stimola il sistema economico alla produzione di “novità”, di cose che possano attrarre l’attenzione dell’utente. Mentre la produzione sotto lo stimolo del “bisogno” segue regole certe e tempi certi, la nuova situazione caratterizzata da una continua “rincorsa” produce una naturale instabilità perché non si riesce a stabilire in anticipo a cosa si approderà. 

 

 La trasformazione antropologica, segnata dal passaggio dai bisogni ai desideri e alle novità che devono produrre emozioni fisiche e intellettuali, genera una situazione nuova. I desideri per loro natura sono erratici non stabili come i bisogni. Anche le conoscenze diventano erratiche non cumulative: la parola chiave diventa “cambiamento” sia nelle conoscenze che nelle relazioni. Confrontando le persone della rete con le persone della società industriale si nota una profonda differenza, per esempio una disponibilità assoluta alla mobilità: la rete è il posto che nutre queste persone che devono essere sempre interconnesse sempre “on”. Ai grandi benefici che questo comporta nei più svariati campi di applicazione si accompagna un fenomeno nuovo: la persona digitale non sta bene in nessun posto, non sviluppa mai senso di appartenenza, vi dice l’ultima cosa che sta facendo non accumula esperienze ma scambia, trasferisce esperienze tra episodio ed episodio, la sua vita sociale è profondamente diversa. Tutto si svolge ad una velocità sempre maggiore, certamente superiore ai tempi di sviluppo fisiologici e psicologici delle persone.

 

 Si sviluppano nuove forme di socialità e la positività o negatività degli effetti dipende dalla “maturità” dell’individuo. I rischi estremi, ma più frequenti, sono secondo Andrea Granelli «onnipotenza e paranoia. Da una parte persone che pensano di essere degli dei, di governare e parlare al mondo intero, dall’altra il terrore della violazione della privacy, dell’essere scoperto, controllato, tracciato. Le tecnologie hanno sempre modificato l’uomo, ma questa è più insidiosa perché tocca degli aspetti immateriali complessi: la percezione identitaria, la memoria, la relazione. Se l’uomo è maturo, la Rete può essere straordinariamente potenziante; se lo è solo in parte allora lo può indebolire».

 Questo è il motivo per cui è cruciale focalizzarsi sull’educazione non tanto alla Rete, ma alla Vita, all’interno della quale la Rete è una dimensione. Ecco perché considero centrale il ruolo della Cultura, ed arriviamo così alla seconda parte del titolo di questo intervento, “la cultura per il WEB”. Di fronte a questo cambiamento epocale “c’è sempre più bisogno di cultura per operare scelte razionali. Bisogno di cultura per fare impresa, per inventare nuovi prodotti, nuovi stili di vita, (…) c’è sempre più bisogno di cultura anche per sopravvivere, per evitare i disastri ambientali, gli scontri di civiltà, le derive etniche e religiose”, sono parole del Professor Gianfranco Imperatori in un suo bellissimo discorso tenuto nel 2008.  

Cosa fare? Il primo passo è quello di avere l’umiltà di riconoscere il rischio di questa nuova povertà e saper reagire seguendo, direi, l’approccio di Pericle: “Amiamo la bellezza, ma con limpido equilibrio coltiviamo il pensiero, ma senza languori. Investiamo l'oro in imprese attive, senza futili vanti. Non è vergogna, da noi, rivelare la propria povertà: piuttosto non saperla vincere, operando. In ogni cittadino non si distingue la cura degli affari politici da quella dei domestici e privati problemi, ed è viva in tutti la capacità di adempiere egregiamente agli incarichi pubblici, qualunque sia per natura la consueta mansione” (da Tucidide ne La Guerra del Peloponneso).

Mi soffermo qui in particolare sul ruolo che le donne devono assumere in questo complesso scenario, ricordando in particolare la missione dell’associazione, che qui rappresento, così come fu enunciata dalla  Dr. Lena Madesin Phillips fondatrice dell’International Federation of Business and Professional Women (BPW International): “Ogni Donna come Cittadina deve apportare alle strategie del proprio Paese il contributo di visione e idee costruttive seguite da azioni determinate”.

Oggi le donne anche grazie ai più flessibili modelli di lavoro e di apprendimento introdotti dalle tecnologie possono veramente contribuire attivamente al positivo sviluppo della società garantendo una presenza costruttiva non più solo come mamme, nonne, maestre, e infermiere ma anche come imprenditrici, manager, e più in generale leader impegnate sui tavoli del “potere”.

 

Per far questo come FIDAPA BPW abbiamo introdotto programmi di formazione, motivazione e attivazione delle giovani di talento anche attraverso un pervasivo programma di mentoring sul quale sono personalmente impegnata sia a livello nazionale che internazionale.

E, nell’ambito della nostra associazione la FIDAPA /BPW, mentre portiamo avanti questi grandi progetti non trascuriamo di avviare anche dei piccoli progetti che definirei abilitanti. Abbiamo disegnato per le nostre socie più anziane, che sono una vera miniera di idee e competenze, dei corsi di informatica “di prima alfabetizzazione” per metterle in grado di accedere alla rete e contribuire con la loro esperienza e capacità, anche attraverso i più moderni e pervasivi mezzi di comunicazione, a questo processo di miglioramento che noi tutti auspichiamo.

       

L’intervento è disponibile sul web http://www.danielatroina.it/daniela/arte_e_societa.htm

 

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