Intercultura e arte: l’esperienza di una ingegnere artista

di 

Daniela Troina Magrì

 

Pubblicato sulla rivista "Conoscere per essere" 1-2 '09 

Semestrale di attualità e spritualità sociale diretto da Fausto Sirovich

     

 I vostri molteplici sentieri, artisti del mondo,  possano condurre tutti a quell'Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione,  ebbrezza, indicibile gioia                             Giovanni Paolo II

 

 

Il tema del dialogo interculturale, è certamente uno dei più attuali e anche dei più dibattuti tra chi si interroga sulle prospettive di sviluppo connesse con la globalizzazione. Stando ai risultati di una indagine Eurobarometro, circa tre cittadini europei su quattro (72%) ritengono che  persone con un diverso bagaglio etnico, religioso o nazionale arricchiscano la vita culturale del proprio Paese. Nel lavoro, in particolare, la differenza culturale è considerata come un vantaggio competitivo per l'83% delle imprese tra quelle che attuano una politica della diversità. Si conferma quanto proclamato dall’UNESCO che da tempo afferma che la diversità culturale è una delle radici dello sviluppo inteso non semplicemente in termini di crescita economica ma anche come mezzo per raggiungere un’esistenza più soddisfacente dal punto di vista intellettuale, emotivo, morale e spirituale.

Nella realtà pratica, però il dialogo risulta difficile. Troppo spesso, infatti, ci si dimentica che una convivenza civile può concretizzarsi solo a condizione che alla base di tutti i comportamenti ci sia il rispetto reciproco e la libertà: in particolare quella libertà “attiva” di cui parlava anche Ralph Darendorf nelle sue lezioni all’università di Essen. Una libertà intesa non come situazione ma come capacità di realizzare chances di vita per tutti. Libertà come sfida all’attività, all’estensione di chances di vita dei vincenti a tutti gli altri.

Ho avuto l’opportunità di maturare alcune preziose esperienze sul tema dell’intercultura sia nel campo manageriale, sia in quello associativo, sia nel campo artistico al quale mi sono dedicata con maggiore intensità e immutata passione in questi ultimi anni. Di queste ultime in particolare, con un paio di esempi, voglio rendere testimonianza qui, facendo mia l’illuminante affermazione del prof. Abruzzese: le arti hanno ancora il linguaggio giusto per dire ciò che è difficile ascoltare, ciò che c’è ma non si vede, ciò che si vive ma non si sa dire.

 

Il magico mosaico dell’intercultura

A fine 2007 ho partecipato alla preparazione e presentazione del libro “Il magico mosaico dell’intercultura: teorie, mondi esperienze” con uno mio scritto dal titolo “Responsabilità sociale dell’artista contemporaneo: arte relazionale e dialogo” e progettandone la copertina, attività questa concettualmente ancora più impegnativa e intensa rispetto alla stesura del testo; alla copertina di un libro è affidato, infatti, il primo messaggio dello scrittore al potenziale lettore.Le mie riflessioni sul tema dell’intercultura, maturate proprio nell’intenso lavoro di concepimento di questa copertina sono sintetizzate nell’immagine di prima pagina in cui è riprodotto il mio acquarello “Passaggi” e nel banner arancione su fondo blu in quarta pagina. Sul banner si può leggere il messaggio chiave: “passaggi, passaggi di stato, passaggi di Stato, passaggi di colore, passaggi di colori…”. Sì, Passaggi penso sia la parola che meglio interpreta il tema dell’intercultura: passaggi è la metafora che, partendo dalla logistica, allude in realtà alla predisposizione allo scambio di competenze e di esperienze che realizzano l’obiettivo della pacifica e armoniosa convivenza delle diversità tra popoli e culture; così come nell’acquarello “Passaggi”, ricco di gialli, rossi e blu, i colori si fondono e si integrano senza perdere lo splendore della loro primaria identità, per dar luogo ad un quadro d’insieme armonioso.

La sfida della globalizzazione sta proprio nella ricerca di un equilibrio che non punta alla omologazione che rischia di cancellare preziose differenze culturali, e neanche alla pura multiculturalità che rischia poi di creare dei ghetti. La strada da percorrere è quella del graduale cambiamento, della graduale integrazione attraverso la cultura dell’accoglienza e la capacità di costruire equilibri. L’integrazione, come ebbe a dire il Prof Gianfranco Imperatori “avverrà gradualmente anche con il mutare del colore della pelle, cambiando abitudini e modificando tradizioni; questo è il processo a cui dobbiamo abituarci se non vogliamo che esplodano conflitti”. Tutto questo richiede azioni concrete nei diversi campi dall’economia alla politica, dalla finanza alla cultura, all’arte.

 

Atlante del dialogo

Qualche settimana fa ho avuto il piacere di coordinare la tavola rotonda di presentazione dei primi risultati del progetto Atlante del dialogo ideato dal prof Enzo Orti docente di pittura dell’Accademia di Belle arti di Roma, membro della Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon e fondatore della onlus Geografie del dialogo – Accademia dei bambini di Roma. Enzo Orti è uno di quegli artisti, impegnati sul dialogo interculturale, che hanno ben chiaro che il compito fondamentale dell'arte non è quello di creare “prodotti” interculturali ma è l’atto stesso della creazione e della fruizione di un’opera, con la sua capacità di incidere positivamente sulle relazioni, a renderla interculturale. Andando ben oltre la spettacolarizzazione della diversità, processo purtroppo molto caro a gran parte del “mercato” contemporaneo dell’arte, il progetto Atlante del dialogo dimostra come l’interculturalità possa e debba emergere dal contenuto del progetto e dagli effetti concreti che riesce a realizzare nel sistema di relazioni tra gli individui di diverse estrazioni.

Il progetto si propone di creare un dialogo tra persone di diverse culture, generi, mondi, età, a partire dai giovanissimi, e ha cura, attraverso l’attiva partecipazione dei Sindaci delle città, di coinvolgere le istituzioni in presa diretta col territorio. Intende promuovere uno scambio tra le culture “gemellando” gli alunni delle scuole elementari di una città con i bambini della città antipode o di un altro continente. Partendo da opere in terracotta costruite dai bambini sulla base di disegni da loro stessi realizzati si creano delle opere d’arte da installare in luoghi pubblici della loro città e della città antipode. I bambini di oggi, i cittadini di domani potranno cosi vedere in futuro le opere da essi stessi costruite e sentirsi parte di un unico universo senza barriere. Il primo laboratorio internazionale, coordinato dal prof..Orti e dalla giovane artista Anahi Mariotti, si è svolto a Pergamino (Buenos Aires-Argentina) nell’aprile del 2009, altri sono già in piano per il prossimo triennio in città di diversi continenti.

Ecco che così, naturalmente, questo lavoro dimostra come sia possibile avviare, pur con mezzi limitati, con creatività e fantasia, progetti di collaborazione fra tutti i cittadini del mondo, tra tutte le culture.

 

 

Bibliografia - sitografia

Libertà attiva di Ralf Dahrendorf  - Laterza Bari-Roma 2003

Tribù della memoria catalogo della mostra a cura di Alberto Abruzzese – Cooper Roma 2005

Il magico mosaico dell’intercultura a cura di Giovanna Spagnuolo – FrancoAngeli 2007

Sito www.danielatroina.it

       

L’intervento è disponibile sul web http://www.danielatroina.it

 

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